La pazienza non è sinonimo di sopportazione, non significa rassegnazione, non equivale alla pigrizia. La pazienza è un progetto, un metodo, una missione personale per crescere come persone. È un insieme di perseveranza, costanza e capacità di attendere senza però rimanere immobili. Coltivare la pazienza significare lavorare sulle proprie abitudini e sui propri obiettivi, consiste nello sperimentare, provare, sbagliare e ricominciare da capo.
Nessuno nasce paziente ma tutti lo possiamo diventare. Raffaele Gaito, nel suo libro “L’Arte della Pazienza”, descrive ed analizza quelli che secondo lui sono i 4 elementi alla base della pazienza su cui concentrarsi per rafforzarla: le abitudini, gli obiettivi, la sperimentazione e il fallimento. Elementi correlati tra loro in un circolo virtuoso che si autoalimenta e che viene definito dall’autore “Ciclo della pazienza”. Lavorare con metodo al fine di fare propri questi 4 ingredienti ci aiuta quindi a comprendere in maniera approfondita e consapevole che la pazienza è una vera e propria arte da sviluppare e coltivare giorno dopo giorno.
Non dimentichiamo che la società frenetica in cui viviamo ci spinge a sostenere dei ritmi assurdi. Siamo sempre in ritardo, abbiamo scadenze per qualsiasi cosa e i nostri calendari sono sempre pieni di appuntamenti. Abbiamo il controllo sul nostro tempo? Decidiamo noi la nostra giornata? Quanto tempo dedichiamo alle cose importanti per noi?
Ci illudiamo che grazie al multitasking si possano ottimizzare le nostre giornate e fare più cose contemporaneamente ma in realtà, così facendo, questo approccio diventa controproducente e abbassa le nostre prestazioni.
Leggere questo libro mi ha fatto riflettere, mi ha portato a chiedermi se e quanto io sia paziente e tra le tante cose che mi ha insegnato, quella che più mi è rimasta impressa è sicuramente che diventare pazienti con sé stessi è il primo passo per diventare pazienti con gli altri.